Di Stefano Scapozza
Tratto dalla rivista Voce di Blenio, N.3, marzo 2022
Domenica 30 gennaio 2022 la Colonna di soccorso della SAT Lucomagno, in collaborazione con Montagne sicure, ha organizzato nella regione del Lucomagno una giornata sul tema nivologia e valanghe aperta a tutta la popolazione (livello base).
Dopo questa giornata, eccovi lo spunto e la riflessione del capo colonna Stefano Scapozza che ha voluto presentare pubblicamente uno scenario probabile, di quello che succede dal momento preciso in cui suona il pager (dispositivo di mobilitazione), e quindi le problematiche cui deve far fronte il capo intervento, correlate alla speranza di vita di una o più persone travolte da una valanga.
La Redazione
È inverno, una splendida giornata.
L’ultima nevicata è caduta tre giorni fa.
Sto facendo un verbale di intervento valanga.
15:15 suona il pager della stazione di soccorso di Olivone.
Penso subito a cosa può essere successo.
Leggo sul pager, “Allarme stazione 9.02, valanga“.
L’adrenalina mi sale a mille, in uno stato di agitazione prendo contatto con la centrale operativa della Rega.
Un’operatrice, in un italiano un po’ precario mi dice: “Tre sepolti in zona la Biancia”.
Prendo nota delle coordinate, annoto il numero di telefono di chi ha dato l’allarme e dò uno sguardo alla cartina. Verificati i dati, esclamo: “Zona la Bianca, non la Biancia!”. Lei mi risponde: “Sì giusto, la Banca”.
L’adrenalina mi sale a mille, in uno stato di agitazione prendo contatto con la centrale operativa della Rega
Lei, sempre con voce gentile, mi spiega che Rega 6 (base Rega Locarno) e un elicottero commerciale sono già stati allarmati.
L’elicottero commerciale ha il compito di recuperare il Conducente cane da valanga di picchetto con il proprio cane. Il punto di ritrovo per lui è Isone. Per Rega 6 invece il punto di ritrovo per recuperare il Soccorritore è il piazzale d’atterraggio a Scona, appena sopra al ristorante Arcobaleno.
Decido di scrivere nella chat WhatsApp “Colonna di Soccorso”: “A tutti i soccorritori, allarme valanga, ritrovo magazzino colonna il più presto possibile“.
In tutta fretta mi cambio, indosso la tuta, il cellulare sta già squillando, ma non rispondo, ora non ho tempo: devo prepararmi prima che arrivi l’elicottero.
Scendo al piano di sotto, indosso l’Artva, la giacca e prendo il sacco di primo intervento già pronto. La pala e la sonda sono già all’interno dall’inizio della stagione invernale.
Salgo in auto, il cellulare continua a squillare. Per fortuna il bluetooth dell’auto mi dà una mano, rispondo e “Ciao Tifu, cos’è successo?”
È un soccorritore che vuole rendersi utile. Gli spiego brevemente cosa è successo e lui mi dice di trovarsi a Chiasso. Diventa subito chiaro che non potrà rendersi utile in breve tempo…
Mi dirigo al punto di ritrovo Rega 6.
Il cellulare suona di nuovo, rispondo. Per mia fortuna è un soccorritore che si trova in zona. Gli dò una breve delucidazione di cosa è successo e gli affido il compito di gestire gli altri soccorritori che arriveranno – spero – per dare una mano e di preparare tutto il materiale per un intervento in valanga.
Mentre sono ancora al telefono sento sotto un’altra chiamata. La ignoro.
Dall’allarme sono già trascorsi 8 minuti.
Sto aspettando l’elicottero, in quel momento mi scorrono davanti agli occhi tutti i corsi fatti su come gestire un intervento da valanga e cosa fare.
Nel frattempo arriva l’elicottero, sono già trascorsi 12 minuti dall’allarme. Salgo sull’elicottero. Non succede spesso. In tutta onestà per me è la pima volta che volo con la Rega: tutti gli altri interventi ai quali ho partecipato erano sempre con condizioni meteo che non permettevano agli elicotteri di volare.
Mentre ci dirigiamo sul posto mi ricordo che ho in tasca una check-list valanghe. La sfoglio per aiutarmi a ricordare cosa dovrò fare una volta sul posto e controllare se quanto andava fatto finora l’ho fatto.
Sorvoliamo la valanga, la zona dall’alto sembra sicura, decido che posso farli atterrare. Si vedono tre persone che scavano.
Mostro al pilota dove vorrei essere lasciato, scendo dall’elicottero e mi dirigo verso le tre persone. Nel frattempo, annoto che sono le 15:30.
Arrivato finalmente sul posto, il sepolto sospira e dopo un paio di secondi parla. Dai suoi occhi si vede che è felice di vivere. Ha freddo, ma dice di star bene.
Ne approfitto per raccogliere più informazioni e ricostruire l’accaduto.
Mentre parlo con i malcapitati suona il cellulare: è il soccorritore incaricato di gestire gli uomini e di preparare il materiale.
Rispondo, mi dice che lui e un altro soccorritore sono in magazzino a Olivone pronti a partire e mi chiede: “Dov’è il punto di ritrovo con l’elicottero?”
Con calma spiego che è tutto a posto, gli racconto quanto è successo:
quattro persone, due sepolti nella valanga. Tutti dotati di Artva, pala e sonda.
Dopo che è scesa la valanga i due compagni non travolti incominciano la ricerca, scrutano la superficie in cerca di indizi e vedono sporgere una gamba con lo scarpone. Accorrono e in poco tempo disseppelliscono il loro compagno. In tre stano bene, ma all’appello manca il quarto.
Con sangue freddo uno dei tre incomincia una ricerca di superficie con l’Artva, trova un segnale, lo segue e lo localizza.
Toglie la sonda dal sacco e comincia a sondare a chiocciola, come gli è stato insegnato al corso. Dalla sonda percepisce qualcosa di strano e grida: “L’ho trovato!“
Gli altri due accorrono per dare una mano a diseppellire il compagno, utilizzano la tecnica a U come visto e provato al corso, scavano, trovano una mano, poi il braccio, nel frattempo arrivo io con l’elicottero, scavano e scavano fino arrivare alla testa e a quel punto vedono la scena più bella della giornata: il compagno che sospira e che sta bene.
Toglie la sonda dal sacco e comincia a sondare a chiocciola, come gli è stato insegnato al corso. Dalla sonda percepisce qualcosa di strano e grida: “L’ho trovato!”
Penso che quella sospirata me la ricorderò a vita… guardo l’orologio, controllo, sono le 15:32, e qui rifletto…..
15 minuti è il tempo che ho impiegato ad arrivare sulla valanga.
Nei primi 15 minuti un sepolto in valanga ha il 92% di possibilità di sopravvivere (se ha la fortuna che le vie aeree sono rimaste libere e non ha subito traumi importanti.
Dopo ulteriori 15 minuti, le sue possibilità di sopravvivenza sono scese al 45%. Ogni minuto che trascorre statisticamente fa calare la probabilità di sopravvivenza di un ulteriore 1%. quindi,. dopo tre quarti d’ora si riducono al 15%.
Per fortuna, mi dico, che i quattro amici avevano tutta l’attrezzatura necessaria e avevano seguito un corso su come utilizzarla e per fortuna che si erano esercitati per un’eventuale valanga, con l’idea che a loro non sarebbe mai capitato nulla, ma che forse un domani potevano essere utili a qualcun altro.
15 minuti è il tempo che si ha per dare al proprio compagno una speranza di vita
15 minuti è il tempo che si ha per dare al proprio compagno una speranza di vita e…15 minuti è stato il tempo per avere la prima squadra di professionisti con l’elicottero Rega sul posto che può iniziare la ricerca sia da terra sia dall’elicottero e iniziare a disseppellire le persone travolte.
Per noi forze di soccorso, le operazioni su valanga sono sempre una sfida, perché sono una corsa contro il tempo in cui ogni secondo conta per le vittime sepolte.