Una rete di collaborazione per proteggere gli alpinisti

La Regione – articolo del 20.07.2022
di Federica Ciommiento

La natura è forte, la natura ha le sue regole, la natura, a volte, è un pericolo per le persone. Chi decide di avventurarsi sulle cime lo sa: bisogna avere rispetto della montagna, essere preparati e sempre all’erta. Il rischio zero non esiste. Si può però fare affidamento su una fitta rete di informazioni ed esperienza composta, fra gli altri, da istituti di meteorologia e di ricerca, guide alpine, pattugliatori, custodi di capanna.
Soprattutto ora che il cambiamento climatico è in atto, è essenziale avere notizie le più recenti possibile.


In capanna le informazioni di giornata
Le notizie più fresche sulle condizioni di un percorso si possono trovare contattando i rifugi alpini. «Quando l’escursionista arriva in capanna si notifica su un registro e, soprattutto in quelle custodite, è dovere etico del capannaro raccogliere il maggior numero di informazioni sullo stato e sulla percorribilità di alcune zone», ci spiega Enea Solari, presidente della sezione Lucomagno della Società alpinistica ticinese (Sat). Una domanda, però, sorge spontanea: non c’è il rischio che le informazioni siano troppo soggettive? «Un alpinista serio si approccia al ghiacciaio con mentalità prudente, attrezzatura adatta e una giusta capacità tecnica. Il capannaro capisce così se sono persone esperte che possono dare indicazioni affidabili», spiega Solari. Un altro importante compito del custode è quello di conoscere l’itinerario dell’escursionista in partenza: «Può essere di grande aiuto in caso di ricerca di persone che non sono arrivate alla destinazione successiva», indica Solari.

Verificare in anticipo le condizioni
Prima di partire per un’escursione è fondamentale anche informarsi sulle condizioni meteorologiche e nivologiche da canali ufficiali come MeteoSvizzera, che offre anche una consulenza personalizzata, e il bollettino dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (Slf). Inoltre i Cantoni si occupano del monitoraggio e della prevenzione dei rischi naturali e le informazioni sono a disposizione su piattaforme digitali. In Ticino, per esempio, sul sito di Montagne sicure «ci sono le informazioni che dovrebbero essere proprie di qualsiasi escursionista, anche per una gita semplice», precisa Solari.

Attenzione ai siti internet
Tra i mezzi coi quali siamo abituati a cercare informazioni ci sono anche loro: internet, i social, le riviste… Bisogna però fare attenzione e prendere tutto con le pinze. «Sono informazioni molto soggettive», mette in guardia Massimo Bognuda, guida alpina.

PERICOLI IN MONTAGNA

‘Alcuni strumenti danno una falsa sicurezza’


Saper scegliere i tragitti nel migliore dei modi implica conoscere le proprie capacità e l’impegno necessario per il percorso. «In un sondaggio effettuato l’anno scorso da Montagne sicure, si nota una grande carenza nella conoscenza dei gradi di difficoltà dei sentieri», dice la guida alpina.
Un altro aspetto da considerare è quello che solleva Fulvio Sartori, di Funivie svizzere: «Credo che i pericoli siano pressoché gli stessi. Il problema è che molte più persone si mettono in situazioni rischiose a causa della falsa sicurezza data da mezzi come, per esempio, il ricerca persone Arva, gli airbag, le sonde per reperire le persone travolte da una valanga». Nonostante questi mezzi, «ci sono dei principi di sicurezza che andrebbero comunque rispettati», ricorda Sartori. Come quello di non avventurarsi fuoripista o fare pelli di foca nel pomeriggio in determinati periodi dell’anno: «A meno che non sia un terreno più che sicuro, a mezzogiorno bisogna essere tornati».


Cartina e bussola ancora fondamentali
« L’escursione che va a buon fine è quella al termine della quale si torna a casa senza nessun infortunio, neanche piccolo», precisa Enea Solari. «Bisogna assolutamente evitare le gite non pianificate e non preparate con scrupolo, quelle nate a cuor leggero, qualunque esse siano».
«Bisogna avere la condizione fisica giusta, fare tutto il possibile per sapere dove si va, conoscere costantemente la propria posizione, avere l’attrezzatura corretta e capacità come la lettura del terreno, della carta e della bussola. In caso di un guasto, la trasmissione dei dati ‘gps’ sugli apparecchi può essere interrotta. La carta resta dunque un sistema sempre valido per collocarsi e capire dove e come muoversi», prosegue il presidente della Sat Lucomagno. In montagna può essere necessario doversi fermare. Molto importante dunque è anche avere sempre con sé indumenti caldi e qualcosa da bere e mangiare, ricorda Solari: «Sembrano piccolezze, ma permettono di sopportare un momento critico».


Rivolgersi a una guida alpina
«Il modo più serio per un escursionista per andare su un ghiacciaio è quello di rivolgersi a un professionista che saprà fornire le migliori informazioni sulle condizioni e sulla pericolosità», afferma Enea Solari.
«Oppure farsi proprio accompagnare da una guida alpina». Molto utile può essere anche «fare dei corsi di formazione, dati per esempio da società alpinistiche». In Ticino i ghiacciai maggiormente conosciuti sono quelli del Basodino e dell’Adula. «Non bisogna però dimenticare che ve ne sono anche altri, meno conosciuti, meno estesi, ma non per questo meno pericolosi » .
Solari ricorda inoltre che su un ghiacciaio è importante evitare i corsi d’acqua che scorrono in superficie. «Da una parte perché l’erosione dell’acqua assottiglia la coltre di scorrimento senza poterne sapere lo spessore e, dall’altra, perché dove c’è un corso d’acqua che si infila sotto il ghiaccio ci può essere un buco, un crepaccio o una cascata di metri».

Marmolada

‘Nel posto sbagliato al momento sbagliato’


Sono notizie che si vorrebbe non dover mai sentire, ma purtroppo le tragedie in montagna accadono, come quella avvenuta il 3 luglio in Italia sul ghiacciaio della Marmolada, nelle Dolomiti. Un seracco (un particolare blocco di ghiaccio, ndr) si è staccato travolgendo degli alpinisti, undici dei quali sono deceduti.
«Ciò che è successo lassù è ancora in fase di verifica e non ci si può esprimere», dice Enea Solari. «In generale, conoscendo preventivamente i luoghi dove ci si sposta durante un’escursione, si possono evitare zone potenzialmente pericolose, ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo». Sono stati fatti errori? «Sono piuttosto dell’idea che erano al momento sbagliato nel posto sbagliato», dice Massimo Bognuda.

Pericoli in aumento
«I ghiacciai stanno arretrando, quindi i pericoli aumentano. Caduta nei crepacci, seracchi che si staccano… sono fenomeni che probabilmente si accentueranno un po’ nei prossimi anni», afferma Bognuda.
«Questi crolli ci sono soprattutto nelle montagne che hanno dei ghiacciai sospesi. In alcuni punti bisogna valutare se è il momento di passare oppure rinunciare». Resta comunque «una spada di Damocle. La caduta di un sasso, di un seracco, può sempre capitare.
Chiaramente può influire anche l’orario. Se c’è una zona con dei seracchi sopra, cerco di passare al mattino presto e attraverso velocemente l’area di pericolo», dice la guida alpina.